A colloquio con Magritte (L’impero della Luce). Sogno del 2.11.2011
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A colloquio con Magritte (L’impero della Luce)

Oggi riproponiamo un sogno già condiviso sul vecchio sito di occhialinelbuio.com. Questo post nasce dalla mia immutata passione per l’arte e dalla curiosità di esplorare il mondo onirico dei colori. Nel sogno fanno la loro comparsa due celebri artisti, la cui identità preferisco non svelarvi subito. Vi invito però a visitare una rinomata mostra permanente a Venezia, che custodisce molte delle loro straordinarie opere.

L’atmosfera è sospesa, rarefatta, come se il tempo stesso avesse deciso di rallentare, scivolando lentamente verso l’ignoto. Attraverso un lungo corridoio, mi muovo come immerso in una visione onirica. La casa sembra il frutto di una mente minimalista, un architetto che, in un momento di pura ispirazione, ha osato sfidare le convenzioni. Il corridoio, vasto e imponente, si sviluppa sinuoso, con una parete interamente vetrata che lascia entrare il mondo esterno. La curvatura delicata della struttura suggerisce che l’intera abitazione segua questa linea, come un serpente che si avvolge su sé stesso. L’ambiente ha qualcosa di surreale, una calma irreale che richiama gli spazi di un museo d’avanguardia, dove ogni dettaglio è stato calcolato con una precisione quasi maniacale.

Oltre il vetro, un giardino innevato si estende in un perfetto silenzio invernale. L’aria sembra gelida, ma il paesaggio è immobile, avvolto in un’atmosfera di quiete assoluta. Lì, al confine con la strada pubblica, intravedo la moglie di un caro amico e la loro bambina. Camminano lentamente nella neve, la loro figura si staglia contro il bianco abbacinante. Una malinconia inspiegabile si insinua in me, un sentimento sottile che non riesco a decifrare.

Indosso un abito grigio dal taglio essenziale, realizzato in un tessuto leggermente riflettente che sembra essere una naturale estensione dell’estetica della casa. Gli interni hanno un sapore vintage, un omaggio agli anni ’60, dove nulla è fuori posto. Ogni oggetto sembra avere un significato, una funzione precisa nel grande schema dell’ordine. Lungo le pareti del corridoio, quadri enormi sono disposti con una cura impeccabile. Tra questi, riconosco con sorpresa un’opera di Kandinskij. Mi fermo davanti ad essa, contemplandola. Le linee e i colori si muovono in una danza astratta, come se l’arte fosse una finestra sull’anima. Per Kandinskij, l’arte non è un semplice riflesso della realtà, ma una forza che trascende la materia. L’armonia che emana dal quadro mi conforta, come se fosse un riflesso del mio stesso ordine interiore. In quel momento, non mi stupisce possedere un’opera del genere. Penso che, se potessi, la comprerei davvero.

Proseguo nel corridoio, lasciando che i miei pensieri mi guidino. Attraverso la vetrata, osservo di nuovo la mia amica e la sua bambina. Mi salutano con un cenno, e io rispondo invitandole a entrare per scaldarsi. L’idea di condividere qualche parola e un abbraccio mi scalda il cuore per un istante. Poi, il mio sguardo si posa su altre opere appese lungo il corridoio. Due quadri di Magritte attirano la mia attenzione. Tra di essi, “L’impero della Luce”. Mi fermo di fronte a quel dipinto iconico, e qualcosa di straordinario accade: vengo risucchiato dentro l’opera. Mi ritrovo immerso in una scena impossibile, dove la notte avvolge il paesaggio, mentre sopra di me il cielo è di un azzurro brillante, quasi irreale. La dualità di questa visione mi toglie il fiato. Mi pare che Kandinskij e Magritte rappresentino due aspetti complementari del mio essere, due linguaggi che dialogano in profondità con la mia anima. Penso alle teorie di Freud, al potere del sogno come rifugio e specchio dell’inconscio. Nell’arte di Magritte, il surreale diventa il luogo dove l’irreale supera la realtà.

Decido di restare nel quadro. Mi rannicchio sotto un albero, osservando in silenzio. Non voglio interferire, solo comprendere. Ogni dettaglio mi parla. Non mi interessa il contenuto, ma il modo in cui l’opera trasforma la percezione. Lentamente, la scena cambia. Ancora dentro il quadro, scorgo in lontananza il corridoio della mia casa. Qualcosa di nuovo emerge: tre enormi sfere sospese nell’aria. Vibrano, emettendo un suono armonico che sembra risuonare nell’intero spazio. Le sfere, con la loro superficie riflettente, si avvicinano attraversando la soglia tra immaginazione e realtà. Una di esse si sposta verso di me, emettendo un suono che mi attraversa nel profondo. Non provo paura, solo una curiosità che mi avvolge completamente.

Dall’ombra, una figura si materializza. È un uomo di tre quarti, il cui volto mi ricorda quello di Hitchcock. Si presenta come l’autore de “L’impero della Luce”. È Magritte in persona. Parla con calma, spiegandomi che, come lui, cerco una comprensione razionale della realtà, un ordine nascosto dietro il caos. Mi dice che questa ricerca lo ha guidato nella sua arte, conducendolo a nuove verità. Ogni elemento del sogno sembra intrecciarsi in un’unica rivelazione. Lo spazio e il colore, il reale e l’irreale: tutto converge verso un significato superiore. Comprendo che la scoperta del mio io più profondo è ancora lontana, ma sento che un giorno riuscirò a raggiungerla.

Saluti a tutti da MaxViator per farneticazioninelbuio.com

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