In hoc Signo Vinces, una notte a Ponte Milvio
Tempo di lettura : 4 minutiA Ponte Milvio è la notte del 27 ottobre del 312 d.C. L’Impero Romano d’Occidente si avvicina lentamente al suo declino, manca circa un secolo e poco più all’inizio della sua caduta. In quel momento nessuno lo sa è ciò che importa è l’Impero come visione eterna di potere. I soldati dell’Imperatore Costantino accampati sulle rive del Tevere proprio alle porte di Roma, sono inquieti. Il giorno seguente sarà battaglia. Si fronteggiano i due imperatori romani, Costantino e Massenzio, in uno scontro decisivo e sanguinoso, destinato a entrare nella storia e di cui si parlerà ancora dopo 1700 anni.
Nella notte del 27 ottobre 312 d.C., Costantino non riesce a dormire tranquillo. Ha appena ordinato la demolizione del Ponte Milvio, che sarà abbattuto nel suo centro per impedire alle truppe di Massenzio di oltrepassarlo facilmente. Il Tevere scorre placido e il rumore dell’acqua accompagna Costantino nella sua notte agitata. Lo immaginiamo mentre si rigira preoccupato nel suo giaciglio: in gioco c’è il suo destino per gli anni a venire. Otterrà finalmente il titolo di Augusto d’Occidente?
Nel frattempo il suo avversasio l’autoproclamato Imperatore d’Italia e Africa, Massenzio, lo attende a poca distanza, accampato dall’altra parte del ponte. Immaginiamo anche la sua di notte. L’accampamento romano è sistematoa quadrato, ordinato e silenzioso nella notte romana di inizio autunno. Massenzio, sostenuto dal Senato Romano e acclamato dalle sue truppe, è convinto di vincere, ma ignora che la storia è in agguato, e che il destino gli riserverà una amara sorpresa.

Quando cala la notte, Costantino si addormenta e sogna. Non è un sogno qualunque, ma una celeste visione del destino. Una forza sovrannaturale gli ordina di far apporre sugli scudi dei suoi soldati un segno divino. A raccontarlo è Lattanzio, scrittore romano convertito al cristianesimo e futuro precettore dei figli di Costantino. Lattanzio, che appunto narra la prima versione dell’evento, è vago nel descrivere il segno celeste. Secondo ciò che lo scrittore ci racconta il segno era rappresentato dalle prime due lettere della parola “Cristo” in greco (ΧΡΙΣΤΟΣ) oppure da un simbolo cristiano formato dalle lettere greche Tau (Τ) e Rho (Ρ), sovrapposte a formare una croce latina.
La seconda versione di quella notte è narrata dal vescovo Eusebio di Cesarea, erudito e futuro biografo ufficiale di Costantino. La sua imparzialità storica può suscitare dubbi, ma lui stesso giustifica il ricorso a qualche menzogna, se usata come “medicina” è considerata legale. E’ un pò come le narrazioni dei politi di oggi. Eusebio racconta che l’incredibile avvenimento gli è stato confidato da Costantino in persona sotto giuramento, ed è quindi degno di fede. Questa è la versione che poi entrerà a far parte, se non della storia, quanto meno della tradizione. E’ il prodigio dei segnali sognati oppure comparsi in cielo poco prima della decisiva battaglia di Ponte Milvio. Il passo originale scritto in greco e successivamente tradotto in latino diventerà la famosa frase “In hoc signo vinces”, ovvero “in questo segno vincerai”. Sullo sfondo si staglia la Croce cristiana. Questo basta e avanza. La vittoria è asicurata.
Nell’antefatto di quella notte Costantino si sta avvicinando a Roma dopo aver sconfitto Massenzio a Torino e Verona. In un luogo e in una data non precisati, nel cielo limpido del mezzogiorno, appaiono quei segni divini. Durante la notte, il futuro imperatore sogna Cristo, che gli ordina di adottare come vessillo la Croce vista nel cielo. Quel simbolo dovrà essere utilizzato anche dai suoi soldati. Comunque sia un fatto sembra storicamente certo: Costantino, ancora pagano, viene spinto da quel prodigio a convocare sacerdoti cristiani per conoscere meglio quella religione di cui sa poco o nulla.

Il resto della leggenda è ormai storia. Costantino esce vittorioso dalla battaglia di Ponte Milvio mentre Massenzio muore annegato miseramente nel Tevere. Costantino viene acclamato unico imperatore d’Occidente. Inizia una nuova era: le persecuzioni contro i cristiani vengono vietate (editto di Costantino del 313 d.C.). L’intero impero, e lo stesso Costantino, si convertono alla nuova fede. La prodigiosa visione viene raccontata da Eusebio di Cesarea nella Vita di Costantino, scritta subito dopo la morte dell’imperatore (337 d.C.). Anni prima, poco tempo dopo i fatti di Ponte Milvio, lo stesso Eusebio aveva narrato la battaglia di Ponte Milvio nella sua “Storia Ecclesiastica”. Tanto per essere chiari in questo racconto Eusebio non faceva menzione di alcuna visione o sogno. Era però citata una generica protezione divina, grazie alla quale Costantino aveva vinto non solamente la battaglia, ma si era anche guadagnato l’impero.
Ma c’è anche una terza versione dell’evento, quella pagana. È un po’ come gli articoli dei giornali di oggi: a seconda della fede politica, lo stesso avvenimento è interpretato sotto luci completamente diverse. Anche se questa versione è meno conosciuta della narrazione cristiana, merita una menzione. Costantino avrebbe visto, forse in sogno o in una generica visione, tre corone d’alloro o forse tre X, mentre si trovava nel tempio di Apollo in Gallia (Francia), a simboleggiare tre decenni di vittorie. È facile immaginare che si tratti di una sorta di profezia a posteriori, visto che Costantino regnò appunto per una trentina d’anni, senza mai subire sconfitte in battaglie. A livello storico resta comunque il dubbio su chi abbia copiato chi. È un po’ come leggere un thriller dalla trama in più versioni: solo il finale è certo, ma all’epilogo si giunge per vie diverse.

Da ultimo, citiamo che la leggenda della scritta comparsa nella volta celeste potrebbe essere legata, secondo alcuni studiosi, a qualche fenomeno astronomico: nel cielo dell’epoca si potevano leggere dei presagi negativi. Sembra infatti che nella notte del 312 d.C. fosse visibile l’allineamento di Marte, Saturno e Giove, che Costantino, per incoraggiare le sue truppe, abrebbe interpreto come una personale visione divina.
Questa supposizione, proposta da studiosi di astronomia, assieme alle altre decisamente più suggestive, non può certo dare una spiegazione convincente al presunto prodigio. Tutto sommato, però, qualche leggenda al posto della verità storica talvolta consente di far volare la nostra fantasia e permette a ciascuno di noi di scegliere la versione che preferisce.
Storia docet. In hoc signo vinces a tutti

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