Quando le macchine potranno sognare – Lettere dall’anno 2912 Parte seconda
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Carò papà io ti scrivo. Lettere dall’anno 2912

Lei l’aveva approvato. Non che lui ne avesse realmente bisogno, ma Katrina ci teneva a fare sapere a suo marito che ne approvava le scelte. A Nicolas non dispiaceva. Sapeva che la moglie aveva sempre avuto una spiccata propensione a farsi gli affari altrui, ma era un tipo tranquillo non lo infastidiva sapere che lei approvava le sue scelte. Era molto tempo che Nicolas pensava a quel viaggio. Erano molti anni che lo pianificava programmandolo minuziosamente in ogni particolare. Aveva persino trasportato su una olo-mappa la posizione di tutte le cliniche di sostituzione delle quali avrebbe potuto avere bisogno durante il viaggio. Aveva anche una buona scorta di materiali di scorta come si conviene quando bisogna allontanarsi da casa per un certo periodo di tempo.

Nicolas era quel che si dice “un tipo”. Non che fosse brutto si intende, ma esprimeva una sua solidità di base che volgeva più all’affidabilità che ai canoni della bellezza classica. Spesso durante le giornate di bel tempo la sua testa emetteva bagliori metallici dovuti al riflesso del sole. Spesso pensava che se avesse avuto i capelli tutto ciò non sarebbe mai successo. Subito dopo però realizzava che i capelli non svolgono alcuna funzione pratica e che quindi la loro presenza non era strettamente necessaria dal punto di vista della logica, e di logica lui se ne intendeva. Era un tipo allegro Nicolas. Aveva lavorato per circa trecento anni come contabile delle miniere di lutezio su Titan 5 e adesso era stato messo a riposo per raggiunti limiti di età.

Nonostante per lui il lavoro non fosse esattamente uno spasso non si era mai lamentato di doversi alzare presto per prendere la navetta polare che faceva la spola tra la terra e Titan 5. Ogni mattina prima di andare al lavoro salutava Katrina esattamente come la mattina precedente. Ogni sera quando rientrava dal lavoro la salutava nuovamente come la sera precedente. Dunque si può dire tutto ma non che la sua vita fosse densa di emozioni. Tutto ciò era andato avanti per trecento anni esatti, ma adesso era arrivato il suo momento. Nicolas si forzò di ricordare : come la chiamavano sulla terra questa situazione ?. La chiamavano … pensione. Denominazione ridicola. Perché “pensione” disse fra sé e sè ?. Pensione.. pensione… .

Soppesava quella parola per capire se per lui ciò avesse un qualsiasi senso pratico. Concluse che non ne aveva alcuno. Aveva semplicemente finito il periodo di tempo di lavoro che era stato previsto per lui. Il periodo di tempo di lavoro era fissato automaticamente per tutti, per tutti quelli come lui si intende.

Le reti neurali del futuro connetteranno tutti

Non che fosse strettamente necessario andare in pensione. Se avesse voluto avrebbe potuto rimanere in servizio altri cinquanta, cento o duecento anni ancora. Tanto la salute era assicurata dalle cliniche di sostituzione. Se ne avevi bisogno andavi in una di queste cliniche e ti sostituivano tutto ciò che necessitava. Ti attaccavano ad una macchina e leggevano il display. C’era scritto tutto quello che non funzionava. Arrivavano i dottori, ti facevano dormire per un po’ e quando ti svegliavi eri bello che nuovo.

Non occorreva neppure pagare, perché il denaro così come era stato concepito dall’uomo per più di duemila anni era stato abolito nel 2212. Se avevi espletato il tuo lavoro per il periodo stabilito tutte le prestazioni erano erogate gratuitamente dal Governo Mondiale. Se non avevi lavorato semplicemente ti veniva richiesto di ripagare le cure ricevute espletando un certo periodo di lavoro una volta ritornato in salute. Comunque per quelli come lui questo non era mai accaduto. Era inconcepibile non espletare il proprio periodo di lavoro previsto.

Questo era un sistema così pratico ed efficiente che una volta istituito aveva estirpato corruzione e criminalità nel giro di duecento anni appena. Non che per lui o tipi come lui ciò avesse importanza si intende. Nicolas non era capace di alcuna ostilità o azione violenta. Si può dire che fosse stato concepito senza il concetto stesso del male. Comunque se anche l’avesse posseduto non avrebbe saputo cosa farsene.

Nicolas guardò fuori dalla finestra. Abitava a New new York in una piccola abitazione sulla punta est dalle parti di Trailor Park. Guardava fuori e vedeva l’atlantico. A lui sembrava immenso, anche se sapeva benissimo che nei momenti di congestione del traffico con le nuove stazioni di smaterializzazione si arrivava in Europa in meno di un secondo. Cercava di non pensarci e così si immaginava che quello fosse un viaggio da ultima frontiera. Comunque aveva deciso che quello sarebbe stato il suo di viaggio, una cosa solo sua e tutta personale !. E nessuno l’avrebbe fatto desistere !.

Nicolas voleva scrivere quella lettera in un luogo simbolico. Per lui era importante poterla scrivere in un luogo che rappresentasse l’arrivo di un momento di crescita interiore. Era destinata a quello che lui aveva sempre considerato come suo padre, anche se suo “padre” era morto oramai da molto tempo . Pensava Nicolas “ad un padre si scrive, e quindi io scriverò una lettera per ringraziarlo di ciò che ha fatto per me”.

Il luogo era stato deciso dopo avere attentamente vagliato molte ipotesi. Dapprima voleva scrive la lettera sulla cima dell’Everest come simbolo di ascesa personale, ma poi Nicolas realizzò che siccome non era più giovane soffriva molto l’umidità e il freddo e forse non era proprio il caso. Aveva pensato di scriverla da Capo Nord che avrebbe potuto rappresentare un arrivo. Già, l’arrivo….ma l’arrivo a cosa poi ?. Improvvisamente si ricordò di una immagine di Capo Finisterre in Spagna. Come è ovvio dal nome Nicolas l’aveva sempre associata alla terra “alla fine del mondo”, e quindi come tale adattissima a scrivere una lettera dagli alti contenuti simbolici.

Salutò sua moglie Katrina come aveva sempre fatto per trecento anni. La cinse con le braccia attorno al busto come segno d’affetto. Comunque ciò non avvenne senza che lei lo accusasse di assentarsi da casa per l’ennesima volta. Era un tipo Katrina. Come Nicolas non era una bellezza. Testa abbastanza piccola, busto piuttosto tozzo e gambe non piccole ma comunque solide. Sembrava essere stata fatta apposta per i lavori di casa. Quei due erano stati fatti l’uno per l’altro. Si notava chiaramente.

Nicolas si diresse verso la prima sottostazione di smaterializzazione. Un ingresso era appena a cento metri da casa. Arrivò alla cabina e si sedette attendendo pazientemente il suo turno. Dopo pochi minuti la voce dell’impiegato automatico avvisò che poteva entrare. “Dove vuole andare” disse l’operatore. “Capo Finisterre in Spagna ” rispose Nicolas. “Lo so benissimo dove è Capo Finisterre caro mio ” ribatté petulante la voce dell’impiegato. “Quello che mi serve sapere con precisione è dove vuole essere depositato”.

Capo Finisterre Spagna – Il faro

A questo Nicolas era impreparato. Aveva lavorato per trecento anni sognando quel momento ma proprio non aveva avuto il tempo di pensare a dove esattamente volesse essere depositato. Cercò nuovamente nelle pieghe della memoria e si ricordò che dietro il faro c’era un posto piuttosto tranquillo dal quale avrebbe potuto scrivere la sua lettera. “Dietro il faro” disse Nicolas. “Bene , si tenga pronto e spenga i suoi equipaggiamenti elettronici, saranno riattivati automaticamente una volta arrivato”. La sotto-stazione di smaterializzazione si attivò producendo un leggero rumore di armoniche e Nicolas svanì in un vortice di scintillanti lampi di luce.

Che aria e che luogo. L’Atlantico era favoloso quel giorno. Gabbiani e nuvole danzavano attorno al cielo rendendo unico quell’istante. Nicolas si sedette estraendo il suo digipad. Lo osservò per alcuni istanti. Era finalmente arrivato il fatidico momento. Scrisse alcune righe per vedere se avesse la giusta ispirazione e si fermò un attimo. Nicolas alzò lentamente lo sguardo verso l’alto.

Il riflesso del sole colpiva le celle elettroniche dei suoi occhi e il cielo rifletteva i suoi colori sulla testa di acciaio e metalli rari. Il display delle funzioni brillava nella luce del giorno. Sulla lettera si potevano leggere le prime righe che iniziavano così “Da Nicolas modello AX2000 numero di matricola AH0057THX ad Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale. Caro padre a mille anni dalla tua nascita io ti scrivo…..”