Aldilà del muro di cinta – Sogno del 26/09/2022
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Quando si è piccoli tutto sembra più grande recita un celebre motto, ma col crescere tutto si ridimensiona aggiungo io. Del resto anche il poeta Gianni Rodari diceva che quando si è piccoli l’autonomia dello stupore è breve. Il sogno “Aldilà del muro di cinta” a mio parere tratta proprio questo argomento. Sognare un alto muro di cinta potrebbe sembrare negatività, senso di separazione e volontà di distacco. Ma facendo riferimento proprio a questi elementi posso affermare di non avere avuto sensazioni negative. Piuttosto, osservando il sogno alla luce del training autogeno, penso che per me si possa trattare di una separazione morale l’età giovanile e quella adulta.

Ultima cosa. Come già avvenuto in altri sogni noto che quando c’è di mezzo il passaggio fra due momenti mi rivedo spesso da piccolo in situazioni che ho realmente vissuto. Questa è una cosa che dovrei effettivamente indagare, ma poiché ho il forte sospetto che si tratti di un elemento emozionale di miei sogni ho sempre evitato l’investigazione con il training autogeno. Giusto per non cadere nell’osservazione emozionale fornita dal mio Io superiore. Buona lettura  

Mi trovo nella parte medievale della mia città. Ho la sensazione di abitare in una torre piuttosto lugubre di epoca medievale che mi lascia un buon senso di agitazione. La costruzione si trova a ridosso di un alto muro di cinta. Dalla finestra vedo le  chiome degli alberi che spuntano aldilà del muro. Dall’alto osservo la strada e noto che assomiglia a quella di un presepe . Immediatamente alla destra della torre oltre il muro di cinta c’è un parco popolato da piante secolari. Per strada c’è una confusione notevole. Alcune persone passano e imboccano la stradina laterale dove si trova la torre e osservano l’imponente portone chiuso. Penso non senza un certo sgomento che è inutile mettere un portone del genere solo per proteggere l’accesso a un parco privato.

Scendo in strada e trovo un collega di lavoro a spasso con la moglie. Scambiamo quattro chiacchiere . Io mi avvicino al portone e nel muro laterale che costeggia la porta una luce è accesa. Mi accosto e osservo l’interno. C’è della gente a tavola. Guardo meglio. Senza riconoscerle in volto vedo due delle sorelle di mia nonna paterna. Lo so che sono loro ma non ne vedo i volti. Ci sono anche io . Sono seduto a tavola con mio fratello che è quattro anni più piccolo di me.

Siamo piccoli direi, la stessa età che avevamo quando frequentavamo quella casa. Io avevo circa dieci anni , mio fratello quattro in meno. La casa esiste veramente, è una delle prime case accatastate del 1600 ferrarese.  E’ uno stabile molto grande che comprendeva una legnaia enorme che mi ha sempre messo paura , una rimessa per le carrozze e il corpo principale di svariate centinaia di metri quadri su due piani. Le mie zie erano persone molto agiate le quali provenivano dalla tradizione contadina. In famiglia eravamo coltivatori e commercianti all’ingrosso di frutta e verdura. Nel sogno io e mio fratello stiamo mangiando i cedrini canditi che una delle mie nonne faceva spesso. Capisco che la casa mi trasmette la stessa sensazione di oppressione di quando ero ragazzino. L’ho sempre giudicata tetra e piena di ombre. Mi dava l’agitazione solo a vederla. Anche adesso quando ci passo davanti mi trasmette la stessa sensazione di agitazione. Sono ancora in strada e osservo la scena all’interno dell’abitazione . La finestra da sul pianterreno della torre che è completamente avvolta nell’edera arrampicante. Faccio un passo e voltandomi mi trovo davanti al grande portone. Mi chiedo come potrò aprirlo. In tasca ho un badge magnetico. Lo estraggo e il portale si apre da solo . Non sono stupito. Entro nel parco e vedo che è enorme.

Colline e fiumi adornano il paesaggio. Proprio davanti a me c’è un luna park luminoso e molto grande. Sembra metà moderno e metà vintage. Vedo moderni autoscontro e automobiline di legno a pedali proprio come quelle che c’erano quando abitavo a Modena da piccolo. C’è anche un piccolo zoo. Tutto mi trasmette una sensazione di agitazione molto triste. C’è gente vestita con la moda di inizio secolo. Questo sì che mi stupisce . Mi inoltro nel parco e immediatamente mi trovo nel mezzo di una vallata con tanto di erbetta tagliata tipo campo da golf.  Vedo un carrettino che vende dolciumi, è sulla mia destra. L’uomo mi chiede che faccio in quel luogo . Io lo guardo ma non rispondo. Mi trovo spiazzato e non so che dire. Vorrei rispondere ma non posso (forte senso di paura e agitazione). Mi volto per tornare indietro.

Vorrei raggiungere il portone ma non lo scorgo. Sono lontanissimo dall’ingresso . Cammino per giorni, più che altro passeggiando. Ogni tanto mi accampo in tenda e mangio le provviste che avevo portato con me. Questo sì che è strano . In sogno so bene di non avere portato nessuno zaino con tende o provviste. Non c’è nessuno in quel paesaggio e le tensioni sono sparite. In sogno mi chiedo perché ma la risposta svanisce nel sogno o non è chiara. Vedo in lontananza mia moglie e mia figlia. Mi avvicino tranquillo e chiedo loro dove stiano andando. Hanno lo sguardo fisso e sembrano automi. Stanno andando all’università a Forlì. Non c’è nulla di strano, è vero, mia figlia studia lì (emerge il mio Io razionale e certificatore). Improvvisamente mi ritrovo accanto al portone di ingresso che questa volta è aperto. So che sta aspettando proprio me. All’ingresso c’è un poliziotto di quelli che si vedono nelle comiche di Buster Keaton… In silenzio mi fa un cenno di saluto avvicinando la mano al cappello. Io lo guardo stupito. Le luci della finestra dove prima avevo visto la scena con le mie zie sono spente. Tutto è buio. Stesso senso di tristezza ed oppressione dell’inizio del sogno quando dalla finestra della torre stavo osservavo la strada dove ora mi trovo. Mi volto per osservare il portone del parco e vedo che è tutto chiuso. Il poliziotto non c’è più. La musica del luna park non si sente più. Non c’è gente in strada e il sogno forse è finito.